Quei turisti che noleggiano grandi croci di legno per ripetere il cammino di Gesù verso il Golgota sicuramente non si accorgono dell’inserviente che deve riportare le croci al punto di partenza, tre alla volta, per poterle riaffittare – particolare che invece non sfugge all’occhio di Delisle. Per quanto Delisle tenti di camuffare il suo sguardo, di tenerlo basso, a livello stradale, di renderlo qualunque, è invece uno sguardo privilegiato: il suo mestiere, il suo talento, le circostanze dei suoi viaggi sotto forma di soggiorni prolungati, lo rendono osservatore molto speciale, in grado di aprire porte che a volte neppure si mostrano al turista per caso, al viaggiatore accidentale. È in questa specie di contraddizione che risiede l’essenza della sua arte, secondo me. Solo in apparenza però: perché in realtà, è uno sguardo ben diverso da chi va in giro per il mondo con una guida Lonely Planet in mano. È il punto di vista dell’uomo qualunque, del visitatore occasionale. La prima cosa che colpisce in Guy Delisle è l’altezza dello sguardo: altezza strada – o, forse, come direbbe lui, altezza asfalto.
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